NO AL BULLISMO E AL CYBERBULLISMO: LA QUESTURA DI FERRARA, LA CROCE ROSSA ITALIANA E LA POLIZIA POSTALE INCONTRANO I NOSTRI RAGAZZI

In occasione della “giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo a scuola", ieri,  sabato 6 febbraio dalle ore 10:00 alle ore 12:00, si è tenuto un incontro in video collegamento a cui hanno partecipato, tra le altre classi delle scuole secondarie di primo grado della provincia di Ferrara, le nostre classi 2B, 2D, 3B e 3D. La conferenza dal titolo “NO AL BULLISMO e al CYBERBULLISMO” è stata organizzata dalla Questura di Ferrara e dalla Croce Rossa Italiana. 
Il Questore di Ferrara, Dr. Capocasa,  ha introdotto la tematica sottolineando l'importanza di sensibilizzare alunni, genitori e personale della scuola sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, al fine di svolgere adeguata prevenzione. Il 61% dei ragazzi è, o è stato, vittima di bullismo o cyberbullismo e una percentuale ancora più alta ha assistito almeno una volta a questi episodi. Ha poi preso la parola il responsabile dell'area giovani della Croce Rossa Italiana che ha descritto i diversi ruoli di bullo, di vittima e di spettatore ed ha elencato le quattro principali cause del fenomeno: dinamiche psicologiche, famiglia, televisione e videogiochi, scuola. Ha inoltre mostrato i numeri utili da chiamare in caso di necessità. L'incontro è proseguito con il responsabile della Polizia Postale di Ferrara, ramo che si occupa di tutti i reati che avvengono a livello informatico. Lui si è soffermato sull'argomento dei social, i quali possono essere interessanti e utili ma di cui è necessario farne un uso responsabile e consapevole, poiché non devono sostituire la vita reale; danno la possibilità di indossare una maschera e molti ragazzi li usano per apparire come in realtà non sono. La colpa è in parte anche dei genitori, che forniscono smartphone a ragazzi sempre più giovani senza essere a conoscenza del funzionamento dei diversi social e delle attività che vi svolgono i ragazzi. A questo punto è stata data la definizione di cyberbullismo, termine che si usa per indicare un bullismo tecnologico e una violenza virtuale, sempre più diffuso tra i giovani. E' stato mostrato ai ragazzi un breve video ispirato alla storia di Carolina Picchio, ragazza che nel 2013 si è suicidata a soli 14 anni dopo essere stata vittima di cyberbullismo. Una sera, durante una festa, si è ubriacata e ha perso conoscenza; alcuni ragazzi presenti alla festa in quel momento hanno scattato foto e girato video a sfondo sessuale, con lei come protagonista. Questi contenuti digitali in poche ore hanno fatto il giro del web, Carolina non ha retto all'accaduto e nella sua ultima lettera ha scritto "le parole fanno più male delle botte".  La rete non garantisce l'anonimato, nemmeno se si usa un profilo con una falsa identità; la Polizia Postale è sempre in grado di risalire alla persona fisica autrice di scritte e contenuti pubblicati in rete. L'immagine o il video che finisce in rete è incontrollabile; scrivere in rete è come scrivere con un pennarello indelebile, non c'è possibilità di eliminare in modo definitivo un contenuto. Inoltre non possiamo pubblicare dei contenuti senza il consenso dei soggetti coinvolti e occorre considerare che dietro foto o video ci sono persone con sentimenti e fragilità. L'incontro è terminato con alcune domande da parte dei ragazzi da cui è emerso che la vittima non deve cercare di difendersi, anche a costo di dimostrarsi vile, ma riferire a qualcuno dell'accaduto; lo spettatore non deve interporsi tra bullo e vittima ma solamente informare qualcuno (famiglia, insegnanti); se un ragazzo è a conoscenza di atti di bullismo e li ignora deve comunque sentirsi responsabile nei confronti della vittima; se i ragazzi si vergognano a parlarne con i propri genitori possono trovare un valido ascolto nei loro insegnanti, il cui ruolo diventa molto importante.   

Pubblicato il 07-02-2021